Negli ultimi tempi la tecnologia ha fatto davvero passi da gigante ed ormai sta cambiando progressivamente il nostro modo di lavorare, di interagire e quindi di vivere nella nostra società grazie all’avvento di sofisticati dispositivi tecnologici che sfruttano le innumerevoli potenzialità che li contraddistinguono. Indubbiamente negli ultimi tempi il settore dei trasporti è tra i più interessati sul fronte dell’innovazione tecnologica, tant’è vero che si parla sempre di più di trasporto intelligente, obiettivo fondamentale anche dell’agenda digitale europea.
(Nella foto: l’Avv. Michele Iaselli, Coordinatore del Comitato Scientifico)
Il punto di riferimento principale, dal punto di vista normativo, è rappresentato dalla direttiva 2010/40/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 luglio 2010 che sostiene l’importanza dei sistemi di trasporto intelligente al fine di contribuire ad un sistema di trasporto più pulito, più sicuro e più efficiente. La stessa direttiva fornisce un quadro per l’attuazione coordinata di queste innovative tecnologie di trasporto in tutta l’Unione europea (UE). Essa mira a stabilire servizi ITS interoperabili ed efficienti, lasciando decidere autonomamente i paesi dell’UE su quali sistemi investire.
Tra i principali settori di intervento da intendersi come gli obiettivi prioritari per la diffusione e l’utilizzo, in modo coordinato e coerente, di sistemi di trasporto intelligenti sul territorio si annoverano:
a) uso ottimale dei dati relativi alle strade, al traffico e alla mobilità;
b) continuità dei servizi ITS di gestione del traffico e del trasporto merci;
c) applicazioni ITS per la sicurezza stradale e la sicurezza del trasporto;
d) collegamento telematico tra veicoli e infrastruttura di trasporto.
Nell’ambito di tali settori i sistemi di trasporto intelligenti devono garantire sul territorio:
a) la predisposizione di servizi di informazione sulla mobilità multimodale;
b) la predisposizione di servizi di informazione sul traffico in tempo reale;
c) i dati e le procedure per la comunicazione gratuita agli utenti, ove possibile, di informazioni minime universali sul traffico connesse alla sicurezza stradale;
d) la predisposizione armonizzata di un servizio elettronico di chiamata di emergenza (eCall) interoperabile;
e) la predisposizione di servizi d’informazione per aree di parcheggio sicure per gli automezzi pesanti e i veicoli commerciali;
f) la predisposizione di servizi di prenotazione per aree di parcheggio sicure per gli automezzi pesanti e i veicoli commerciali.
Appare evidente che l’introduzione di questi elementi innovativi è perfettamente compatibile, anzi ne rappresenta la logica conseguenza, alle automobili connesse che grazie a tutta una serie di dispositivi come radar, telecamere, sensori di diagnostica e altri strumenti telematici sofisticati sono in grado di dialogare fra loro e con infrastrutture stradali. Tali automobili, quindi, sono caratterizzate dalla connessione e comunicazione con il mondo esterno.
Si tratta indubbiamente di un ulteriore passaggio che dovrà portare in futuro alle sempre più pubblicizzate automobili a guida autonoma che, però, in questo momento storico hanno subito un certo rallentamento a livello di sviluppo di mercato per il verificarsi di tutta una serie di incidenti imprevisti (si pensi, ad esempio, all’indicente della Model X della Tesla del 23 marzo 2018 con decesso del conducente oppure all’incidente che sempre nel marzo 2018 ha coinvolto una macchina a guida autonoma di Uber con la morte di un pedone).
Previsioni, quindi, estremamente ottimistiche che devono tener conto anche della nascita e dello sviluppo delle c.d. autostrade intelligenti. Difatti, la mobilità sostenibile non è fatta soltanto di automobili: è necessario che anche le infrastrutture a esse collegate siano più tecnologiche ed ecologiche.
Per questo l’autostrada del futuro sarà “intelligente”, ma soprattutto integrerà pannelli solari grazie a cui ricaricare i pali della luce (e persino le abitazioni circostanti) e ricaricherà le auto elettriche mentre la percorrono.
Altro importante elemento che compone il concetto di autostrada 2.0 o 3.0 è l’utilizzo di sensori e dei dati raccolti dalle varie auto elettriche per una serie di servizi più precisi. Per esempio, il monitoraggio del traffico oppure mappe per la navigazione che siano aggiornate meglio e con maggiore regolarità. Magari utilizzando anche gli algoritmi automatici.
Naturalmente in questo specifico campo sarà di grande utilità la tecnologia 5G: una tecnologia che è in grado di assicurare non solo una velocità maggiore nel trasferimento dei dati ed un minor tempo di attesa tra l’invio di un segnale e la sua ricezione, ma anche di gestire molti più dispositivi connessi contemporaneamente. Con questa tecnologia le automobili connesse potranno “dialogare” in maniera ancora più veloce ed efficace con altre automobili, infrastrutture e reti, scambiandosi dati e informazioni ad esempio sulla loro posizione, sulla situazione del traffico e sul meteo.
L’introduzione di questi nuovi strumenti creerà inevitabilmente non pochi problemi dal punto di vista sia etico che giuridico poiché normative eccessivamente rigide potrebbero soffocare l’innovazione, ma la mancanza di chiarezza giuridica lascerebbe tutti gli operatori nel buio.
Un contesto normativo trasparente è visto come un elemento chiave per lo sviluppo di nuovi dispositivi tecnologici e di sistemi autonomi di mercato, in cui prodotti e servizi possono essere distribuiti senza problemi. C’è il forte timore da parte di molti che una legislazione prematura ed invadente possa ostacolare il progresso scientifico ed annullare potenziali vantaggi o peggio ancora causare inefficienze economiche o altro.
Allo stesso tempo, in qualche modo paradossalmente, si ammette che la mancanza di un ambiente giuridico affidabile e sicuro possa ugualmente ostacolare l’innovazione tecnologica. Tale difficile situazione mina sicuramente la certezza del diritto ed induce la gente ad agire in un settore ambiguo in cui i diritti e le responsabilità non sono preventivamente individuabili.
Ma l’uso di dispositivi connessi potrebbe far nascere maggiori problemi anche in tema di sicurezza e di privacy. Si pensi, ad esempio, all’utilizzo di questi sistemi per tracciare informazioni inerenti viaggi, itinerari percorsi, abitudini di guida. Il tutto per avere preziosi dati ai fini di una profilazione sempre più mirata e quindi di un controllo sempre più sistematico.
Non bisogna mai dimenticare che le nozioni di digital footprint, identità e profilazione degli utenti nell’ambito della comunicazione digitale e telematica, sono concetti tra loro strettamente collegati.
In tal caso appare evidente l’importanza dell’approccio tipico della privacy by design già disciplinata dall’art. 25 del Regolamento UE 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016 (GDPR).
Ovviamente al fine di proteggere tali sistemi da illecite interferenze o attività di trattamento dei dati personali è necessario prevedere adeguate misure tecniche ed organizzative e quindi implementare efficaci sistemi di sicurezza informatica.
Alla luce anche di quando disciplinato dal GDPR all’art. 32 diventa necessario:
1. prevedere le minacce ed adattarsi ad esse;
2. identificare ed eliminare le vulnerabilità esistenti;
3. rilevare ed arrestare cyber attacchi con una velocità ed efficienza che non è sempre possibile ottenere con l’analisi umana.